Said, la mia storia da San Chirico Raparo a Panecotto

Arrivato in Italia a 14 anni, la sua storia tiene dentro i tanti volti del Sicomoro

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Said aveva quattordici anni quando è arrivato in Italia. Nei diari di bordo di quel maledetto giorno non c’era l’Italia, ma la solita rotta commerciale che ormai era capace di percorrere nella sua memoria a occhi chiusi: su quella barca ci è cresciuto Said. Come suo nonno, il nonno di suo nonno: erano pescatori da generazioni.

Tanto che gli bastarono solo due anni di scuola in Egitto a rendere evidente quello che già sapeva: non era fatto per stare sui libri, ma lì, su quel magnifico, immenso, castello galleggiante, per pescare e navigare, e poi scendere a contrattare, urlare e litigare, nei mercati più importanti del Mediterraneo. Lì era la sua vita, aveva solo 13 anni e questa certezza.

Egitto, Libia, Malta. E poi al contrario, fino a casa. Invece no. Quel giorno le cose non andarono così. Le urla strazianti di venti, cento, mille – erano tantissimi – tra uomini, donne e bambini, venivano dal mare come minacce di condanna. Una carretta carica di immigrati si era rovesciata in mare aperto, lasciano scivolare in acqua disperazione e terrore. Salvarli, come? Caricarli, per portarli dove? E poi? Troppe domande, bisognava fare qualcosa, era già lì la morte che, uno ad uno, li stava tirando giù.

Tornare in Egitto con quel carico di fame e disperazione avrebbe significato l’ergastolo, lo sapevano. Venire in Italia in quel momento era l’unica soluzione. “No, no, vi prego! Torniamo a casa, vi prego”, provava a far sentire la sua voce Said, ma nella cabina nessuno gli diede retta.

Fu assegnato alla Comunità per minori stranieri non accompagnati a San Chirico Raparo, proprio mentre il Sicomoro stata per assumerne la gestione. Arrivammo insieme in quel piccolo paese in provincia di Potenza.

Pianse per settimane, mesi forse: doveva tornare a casa! Finché da casa arrivò quella telefonata: “è meglio che stai lì, figlio mio, studia, fatti una vita, che qui, senza la barca ormai, non è più come prima”. Era la voce di sua madre, anche se non voleva crederci, non poteva essere.

“Nella mia cucina mi piace raccontare la mia storia, fatta di contaminazioni lontane e sorprese inaspettate”

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Avevamo una barca, andavamo a pescare con i miei fratelli, ero il più piccolo.

Said a San Chirico Raparo torna a scuola e prende la licenza media. Arriva il tempo delle scuole superiori e decide che da grande vuole fare lo chef. La famiglia di Valeria, la prima operatrice del Sicomoro che aveva conosciuto a San Chirico Raparo, accetta di prenderlo in affido, per permettergli di frequentare l’istituto alberghiero a Matera.

Dopo poco il Sicomoro decide di seguire il bistro Panecotto, nei Sassi di Matera e propone a Said di iniziare a seguire questo progetto. Intanto si diploma e diventa ufficialmente il primo chef di Panecotto. Contribuisce poi con lo chef Federico Valicenti a dar vita al menu dei colori che ora porta in giro per la Basilicata.

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Said è stato protagonista anche della mostra IO SONO di Luisa Menazzi Moretti.

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