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GRUYT

la Birra che unisce integrazione e inserimento lavorativo

GRUYT è un termine sassone, utilizzato per indicare l’insieme di aromi che fino alla fine del XV secolo venivano utilizzati per la produzione di una birra di qualità superiore.

E GRUYT è il progetto che vuole creare opportunità occupazionali per persone straniere in uscita dai progetti di accoglienza SPRAR gestiti dai partner, nell’ambito della produzione della birra artigianale e della coltivazione di erbe e spezie.

Gruyt diventa il metodo di costruzione di un sistema di integrazione degli stranieri che lavora su mediazione culturale e inserimento lavorativo: un impianto di produzione di birra artigianale insieme alla coltivazione di 10 ettari di terre da dedicare alla coltura di erbe e spezie che andranno a caratterizzare la produzione della birra. L’idea è di rendere GRUYT un concreto esempio di economia circolare: gli utili permettono di dare sostenibilità nel tempo al progetto stesso creando un modello di integrazione dei migranti stabile capace di generare valore.

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Il progetto GRUYT rappresenta l’inizio di un percorso che vuole portare alla realizzazione dell’intera filiera di produzione della birra, dalla coltivazione alla somministrazione.

Sarà una risorsa per l’intera comunità, anche a chiusura della sperimentazione: l’auspicio è che i prodotti coltivati e commercializzati diventino espressione di un marchio riconoscibile, in grado di auto-sostenersi e di creare opportunità occupazionali, secondo i principi dell’economia circolare e del welfare generativo.

Un birrificio è una piccola comunità in cui sperimentare integrazione e autonomia

  • Accoglienza Diffusa

Condivisione e collaborazione tra i migranti e i residenti, da “contesto ospitante” a “comunità di appartenenza”

Il progetto è pensato per costruire effettive condizioni di condivisione e collaborazione tra i migranti e i residenti, che smettono di essere un mero “contesto ospitante” ma diventano “comunità di appartenenza”. Tale obiettivo si raggiunge se tutti i soggetti coinvolti partecipano attivamente alla costruzione di benefici comuni e trovano riscontro dell’impegno profuso.

In primis gli immigrati, che hanno accesso ad opportunità e servizi nel rispetto della dignità umane e della loro condizione di bisogno. Ma un progetto di inclusione che funzioni deve prevedere un impatto ugualmente positivo per la popolazione locale, in contrasto a quella percezione, ormai pericolosamente diffusa, di depauperamento collettivo e di pericolo dovuti alla presenza di chi arriva da situazioni di guerra. Il birrificio è immaginato come un luogo aperto in cui chi ha voglia di produrre un proprio marchio di birra può trovare le competenze adatte per avviare una produzione ma anche per caratterizzare la propria produzione con sapori nuovi attraverso l’impiego delle spezie coltivate negli stessi terreni adiacenti il birrificio.

In Basilicata non esistono esperienze significative di associazioni di migranti. Questo progetto nasce anche con la volontà di stimolare tali azioni all’interno di un terzo settore in cui i migranti sono sempre più spesso destinatari di interventi ma raramente protagonisti attivi. Le attività di produzione e di agricoltura sociale prevedono quindi il diretto e primario coinvolgimento degli stranieri in uscita dai progetti di accoglienza perché essi hanno già avviato un percorso di integrazione sul territorio: conoscenza base dell’italiano, situazione legale definita, assistenza sanitaria avviata.

La scelta di percorrere la via della produzione artigianale e, insieme, dell’agricoltura sociale ha diversi livelli di lettura. La produzione di birra artigianale può sicuramente formare competenze specifiche in un settore fortemente in crescita, mentre la coltivazione delle spezie rappresenta un luogo di sperimentazione attiva di profumi e sapori che la provenienza dei migranti da culture diverse rende protagonista.

“Vogliamo costruire un marchio di riconoscimento dei prodotti legati alla produzione della birra e alla coltivazione delle spezie”

Chiara Godani, MEST coop. soc. – Referente di progetto

Un esempio di economia circolare

L’idea è di rendere GRUYT un concreto ed efficace esempio di economia circolare, nella misura in cui gli utili permettono di dare sostenibilità nel tempo al progetto stesso e nell’ulteriore ambizione di produrre risorse aggiuntive da destinare a servizi di welfare nell’interesse dalla comunità. Va da sé che il modello progettuale può essere non solo replicato in altre aree del Paese, ma possa includere altre tipologie produttive. Altro aspetto qualificante è rappresentato dalla filiera commerciale che si attiva con il progetto: la lavorazione e trasformazione del prodotto, la messa in vendita attraverso canali esistenti ma anche lo store online, la valorizzazione di una produzione biologica a km zero, tutto contribuisce allo sviluppo socio-economico del territorio, favorendo altresì l’incontro e gli scambi tra gli attori economici locali, anche all’interno di collaborazioni inedite.

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